Per mano, verso la parità di genere

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Per mano verso la parità di genere è il blog dell’associazione Apeiron ODV, impegnata dal 1996 a migliorare le condizioni di vita delle donne, in Nepal e in Italia. Sul nostro blog leggerai storie e racconti del nostro lavoro quotidiano.

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Il ritorno a CASANepal… (ultima parte)

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Scritto da
Pubblicato il
26 Febbraio 2025

Barbara Monachesi, Responsabile dei progetti di Apeiron, come già sapete, è tornata anche nel 2024 in missione in Nepal.
Tra i progetti che ha visitato non poteva ovviamente mancare CASANepal, il progetto che più di tutti ha avuto un ruolo fondamentale nel suo percorso di crescita tanto personale, quanto professionale.  

In questa seconda parte di articolo (di cui era stata pubblicata la prima parte ad Ottobre 2024), conclude il racconto del suo incontro con Sita, una delle donne che nel corso del 2024 ha abitato nella struttura protetta. Buona lettura!

 

Non potevo più restare…

“A mio marito non importava nulla nemmeno di nostra figlia…” ha continuato a raccontarmi Sita.
“Quando ha iniziato a urlarle parolacce e a strattonarla per farsi ubbidire ho capito che non potevo restare: non potevo sopportare l’idea che anche lei un giorno si trovasse a vivere una vita come la mia.

Sono tornata da mio padre nella speranza di poter restare a vivere con lui, ma l’accoglienza è stata fredda.
Nemmeno un sorriso per la nipotina.
L’unica domanda che mi ha fatto appena ho rimesso piede in casa sua è se il precedente matrimonio era stato registrato all’anagrafe.
Ha sospirato di sollievo quando gli ho detto che né il matrimonio né la nascita di Radha erano stati certificati.
Ero lì da appena due settimane quando mio padre mi ha cercato un uomo vedovo e mi ha costretta a sposarmi una seconda volta.”

Era uno stupro!

Sita era da poco sposata quando ha scoperto di essere nuovamente incinta.
Non era certamente un matrimonio d’amore, ma il nuovo marito non mi picchiava e non sgridava Radha in continuazione.
Ho pensato che finalmente le cose andassero meglio”.

Ma la vita di Sita non era comunque destinata ad essere, non dico felice, ma almeno tranquilla.
Un giorno, infatti, tornando a casa dopo essere stata in un villaggio vicino per alcune commissioni, ha trovato il marito a letto con la figlia minorenne dei vicini di casa: era uno stupro.

Sita ha urlato, cercando di far accorrere i vicini. Accecato dalla rabbia per essere stato scoperto, il marito l’ha colpita con un oggetto di ferro e Sita ha perso i sensi. Dopo quattro giorni, quando ha ripreso conoscenza, si è ritrovata al Bir Hospital, l’ospedale pubblico sito a Kathmandu.
Ha saputo solo successivamente che, richiamati dalle sue urla, i vicini l’avevano trovata a terra sanguinante e priva di sensi.
I Servizi Sociali del suo Distretto l’avevano fatta allontanare immediatamente, organizzando i trasporti fino a Kathmandu.

Il marito nel frattempo si era suicidato.

Non avevo niente e nessuno

“È stato in ospedale, a Kathmandu, che ho scoperto che mio marito si era ucciso.
Non avevo niente e nessuno, non avevo un posto dove andare uscita dall’ospedale… ero terrorizzata!
Mi sono fatta coraggio e ho chiesto una mano al personale che si è rivolto agli assistenti sociali del mio paese.
Sono stati bravissimi e grazie a tutta la documentazione raccolta ormai sul mio caso sono stata ammessa a CASANepal.
Per la prima volta da quando era morta mia madre, quel nodo stretto che mi ha accompagnato ogni giorno ed ogni notte ha iniziato ad allentarsi.”

Un nuovo inizio a CASANepal

Durante la sua permanenza a CASANepal, Sita mi racconta di aver partecipato al corso di sartoria di base e, visti gli ottimi risultati ottenuti, le è stata data la possibilità di proseguire anche con il corso avanzato. Le colleghe aggiungono inoltre che, visto l’impegno e la sete di conoscenza che ha dimostrato Sita, sono riuscite anche a farle seguire un corso di due mesi sulla coltivazione dei fiori presso il municipio di Kageswari.

Sita, sin dal suo arrivo, è stata anche incoraggiata a partecipare a tutte le attività realizzate regolarmente all’interno di CASANepal, per crescere come persona e fortificarsi in attesa dell’imminente reintegrazione in società.

Un altro miracolo di CASANepal?

“Qui ho senza dubbio trascorso uno dei periodi migliori della mia vita. Sono stata sostenuta in gravidanza, sono stata ascoltata ed incoraggiata come nemmeno i miei genitori hanno fatto per me.”

È in questo momento che, per la seconda volta da quando siamo sedute in terrazza, Sita si commuove. Non è un caso, penso subito, che sia accaduto parlando della figlia e parlando di CASANepal. Sita è una giovane donna forte e determinata e nonostante quello che le è accaduto (o forse proprio in virtù di quello) non si è abbrutita. Sita conosce e sa riconoscere negli altri l’affetto sincero.

“Mi sono messa nelle mani di Dio e Lui mi ha ascoltata. Ho moltissimo di cui essere grata”.
È con queste parole, pronunciate con le mani giunte, che Sita prende commiato.
Rimango con lo sguardo perso nel vuoto per qualche minuto, cercando di metabolizzare quello che era appena successo…
un altro miracolo di CASANepal?

Una sartoria tutta mia!

Chiedo alla coordinatrice di CASANepal gli ultimi aggiornamenti sul progetto di vita di Sita e scopro che dopo aver terminato la sua formazione professionale, Sita ha cercato qualche impiego, purtroppo senza successo a causa dell’assenza di esperienza pregressa. Non si è data per vinta. Con il supporto del team di Apeiron, Sita ha deciso di aprire una sua sartoria. Avendo deciso di avviare una piccola impresa, Sita ha avuto necessità di un importante investimento economico e, grazie ai fondi flessibili a disposizione di CASANepal, è riuscita a sostenere gran parte delle spese di apertura.

Esco da CASANepal un po’ frastornata dalle tante ore passate in riunione e, soprattutto, dal racconto di Sita e dall’assoluta certezza che CASANepal sia riuscita ad operare un altro piccolo miracolo. Non posso che trovarmi d’accordo con lei, anche io ho tantissimo di cui essere grata.

Barbara Monachesi
Responsabile dei progetti di Apeiron ODV

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