Vanessa Piccinini di Aspasia ha visitato il Nepal ed in particolare il progetto CASANepal il mese scorso.
In questo articolo racconta la sue esperienza di visita della struttura protetta che Apeiron gestisce a Kathmandu da quasi 20 anni…
Proprio mentre è in visita a CASANepal, un luogo che lei racconta come spazio indescrivibile di sorellanza, umanità e sostegno, Vanessa immagina la storia di Asma, la cui unica colpa è quella di essere nata donna, in Nepal.
Buona lettura!
Quel luogo è CASANepal
Era una mattina di aprile. Ero in Nepal, più precisamente a CASANepal, la struttura protetta di Apeiron che ospita donne vittime di violenze e discriminazioni di genere. CASANepal, un luogo indescrivibile di sorellanza, umanità e sostegno, mi ha fatta piangere non appena ho messo piede nel cortile. Siete mai statə in un luogo dove l’energia era così forte da percepirla nell’aria, nelle piante che sbucavano dai mattoni e nella terra sotto i piedi?
Per me, quel luogo è CASANepal.
Più forte di quell’energia, solo il nodo in gola che non se ne andava, dopo aver scoperto che il suicidio è la causa di morte più frequente per le donne tra i 15 e i 49 anni. Più della metà delle donne nepalesi ha subito nella sua vita almeno un episodio di violenza, solo il 7% del 64% delle donne che hanno subito una violenza sessuale, ha denunciato. La maggior parte ha tentato il suicidio.
Così, in quel giardino fatto di mattoni, di fronte a un albero dipinto, che su ogni ramo riportava un nome, ho chiuso gli occhi e ho immaginato Asma, una bambina appena nata in una famiglia di Kathmandu e già non voluta per il semplice fatto di essere una femmina.
Asma non lo sa
Asma però non lo sa, non sa che la nascita di una femmina in famiglia è motivo di dispiacere, in quanto prodotto di una mentalità misogina che ha retaggi patriarcali millenari.
Asma cresce, con meno diritti e meno possibilità dei suoi fratelli maschi. Vorrebbe andare a scuola, ma le viene negato. Lei non lo sa che il problema dell’istruzione in Nepal è legato a quello del genere, che solo il 17,9% delle donne oltre i venticinque anni ha ottenuto un’istruzione secondaria completa, contro il 39,9% degli uomini. Mentre guarda i suoi fratelli la mattina preparare lo zaino con i libri per raggiungere la scuola più vicina, lei è già in piedi da ore, per occuparsi delle mansioni domestiche. Perché Asma non lo sa, ma il frutto di una storia culturale, sociale ed economica basata sulla disparità di genere, vede nel ruolo femminile solo “braccia per lavorare”.
È ancora piccola Asma e non appena le vengono le mestruazioni, la madre le dà una coperta e le dice di andare a dormire fuori, insieme alle capre e alle mucche. Non può avvicinarsi a nessuna persona di genere maschile, nemmeno ai suoi fratelli e al padre. Quando smetterà di macchiarsi di sangue, potrà rientrare in casa. Asma prova vergogna e senso di colpa. Ma lei non sa che, nonostante sia vietato da anni, il Chaupadi si pratica ancora. Questa tradizione induista, che ha origini dalle sacre scritture, prevede l’isolamento delle donne durante il ciclo mestruale e prima e dopo il parto, in quanto considerate “impure”. Asma, però, tutto questo non lo sa.
È già tutto deciso: Asma diventerà sua moglie
Un giorno il padre di Asma le dice che verrà un uomo nel pomeriggio a conoscerla. È già tutto deciso, lei diventerà sua moglie. Asma non è ancora maggiorenne e non sa cosa sia una moglie. Si chiede perché i suoi fratelli, più grandi di lei, non siano mai stati mandati via e invece lei sì. Asma non sa che solo in Nepal i matrimoni precoci sono il 40% e per la cultura e tradizione le figlie vengono fatte sposare in tenera età così da non rimanere incinta prima del matrimonio e non pesare economicamente sulla famiglia.
Asma, quindi, diventa moglie e ogni giorno subisce violenze fisiche e psicologiche da parte del marito, che la costringe ad avere rapporti sessuali con lui, che la picchia quando il cibo non è di suo gradimento o quando lei si permette di parlare. “Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva.” dice Michela Murgia.
Asma però non ha mai letto Michela Murgia e non sa che tutto questo è una grande violazione nei confronti della sua persona e dei suoi diritti in quanto essere umano. Le hanno insegnato che suo marito è il suo Dio, il suo Maestro e lei non vale niente senza di lui.
Anche questa volta è colpa mia
Un giorno Asma, mentre percorre la strada di ritorno a casa dal mercato in cui si reca ogni mattina per comprare la verdura, viene fermata da un signore che la costringe con la forza a entrare in un vicolo e la stupra.
Asma fissa il vuoto inerme, non respira, non si muove, non piange. Si ripete solo che anche questa volta è colpa sua. È colpa sua perché indossa l’abito rosso, quello forse troppo bello, perché doveva camminare più veloce, perché non doveva salutare sorridendo. È colpa sua perché è nata femmina.
Asma non racconta niente a nessunə di ciò che le è successo. La notte non dorme. Di giorno le viene spesso da piangere, ma si trattiene. Dopo un mese, però, si accorge di essere rimasta incinta. Una zia che ogni martedì la va a trovare capisce che Asma non sta bene e la incoraggia a raccontarle l’accaduto. Dopodiché, la convince a denunciare il fatto. Così Asma va dalla polizia locale e denuncia lo stupro. Il marito infuriato la picchia, le dice che è tutta colpa sua e che doveva tacere. La famiglia crede che ciò che ha fatto (aver parlato) sia un vero disonore e che ci saranno delle ripercussioni in paese su di loro. Lo stupratore prova a convincerla dandole del denaro in cambio del suo silenzio e della ritira della denuncia. Asma non accetta, ma non può più restare nel paese e così arriva a CASANepal.
Asma è sola
Una mattina Asma si alza, scorre la mano sul suo ventre e si accorge che sta crescendo. Prova a chiamare la sua famiglia, ma non trova alcuna comprensione, solo disappunto. Asma è sola. Asma è una donna sola. Quali sono le sue prospettive?
Va in bagno, trova un pezzo di vetro rotto a terra, si taglia il braccio sulle vene.
Asma pensa che forse esiste un mondo, che non è questo, in cui essere donna non è una colpa.
Le operatrici di CASANepal la soccorrono e le danno subito un supporto psicologico.
Asma è nel salone di CASANepal, seduta a terra, insieme a molte altre donne con storie simili alla sua. Tante donne vittime di violenza e discriminazione. Una signora dagli occhi azzurri come il cielo di Kathmandu, i capelli biondi lunghi, ma raccolti in un fermaglio, le si avvicina e le sorride. Le dice che se ha voglia può partecipare al progetto per imparare a cucire. Esistono molte realtà a Kathmandu che assumono donne nel settore del cucito.
L’albero era ancora lì
Ho riaperto gli occhi e l’albero era ancora lì, immenso, raffigurato sul muro dell’entrata di CASANepal per ringraziare tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione del centro. Ora ero pronta a intervistare tutte le operatrici di Apeiron, a conoscere le storie delle ragazze e delle donne che sono passate da CASANepal. A scoprire il mondo di questa associazione nata per sostenere le donne e i loro figli, sia in Nepal che in Italia.
Ero pronta a raccontare tutto nel mio blog: Aspasia.
Così Barbara, con i suoi occhi azzurri come il cielo di Kathmandu, mi ha fatto strada.
Vanessa Piccinini
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