Dopo 15 anni di intenso lavoro, come già anticipato nel precedente articolo del nostro blog, il progetto di sostegno alla micro-impresa femminile a Jumla è giunto al termine, raggiungendo risultati significativi e trasformando in modo concreto la vita di oltre 2.500 donne, delle loro famiglie e di intere comunità.
In questo secondo articolo, ripercorreremo insieme la struttura progettuale complessa alla base del nostro intervento, che ha permesso un piccolo grande passo verso un futuro più equo, costruito con cura e partecipazione.
Buona lettura!
Percorsi formativi per migliorare produttività e resilienza
Uno degli aspetti principali del progetto portato avanti nel remoto territorio di Jumla è il supporto alle singole agricoltrici ed allevatrici attraverso percorsi formativi che hanno migliorato le tecniche di coltivazione e di allevamento e mediante la distribuzione di input agricoli (sementi, bio-fertilizzanti, attrezzi di vario genere) per migliorare la produttività e la resilienza.
Parallelamente, abbiamo lavorato a livello comunitario, facilitando incontri tra gli attori delle catene del valore e creando un sistema di commercializzazione sostenibile per generare un reddito regolare. Tutto questo all’interno di una cornice di continua promozione della consapevolezza sulle disuguaglianze di genere, per costruire un sistema più equo e inclusivo per tuttə.

Ma come funziona esattamente questa struttura progettuale complessa?
Il progetto si è rivolto ogni anno ad una comunità diversa, iniziando sempre con la formazione di piccoli gruppi di beneficiarie, suddivisi in base al prodotto a cui si sarebbero dedicate: patate, fagioli, ortaggi o capre.
Le partecipanti nei singoli villaggi sono state scelte dopo la conduzione di un’indagine preliminare (baseline survey) che ha giocato sempre un duplice ruolo. Da un lato ci ha permesso di conoscere le condizioni socio-economiche delle famiglie dell’area di intervento per poterle confrontare a fine progetto e misurare così l’impatto. Dall’altro lato queste informazioni, debitamente riviste insieme alla comunità target medesima, hanno costituito la base per operare una selezione delle donne da coinvolgere nel progetto annualmente.
Dopo un primo incontro di orientamento, durante il quale sono stati condivisi gli obiettivi e le attività del progetto, ogni gruppo è stato chiamato a nominare al proprio interno alcune figure di riferimento per garantire un funzionamento partecipativo e organizzato.
È stato poi stabilito un calendario di incontri mensili per favorire il confronto continuo e monitorare i progressi sul campo.

Fase operativa: partiamo con la formazione tecnica!
La fase operativa si è aperta poi, ogni annualità, con la formazione tecnica.
Le coltivatrici di ortaggi, ad esempio, hanno partecipato a sessioni teorico-pratiche su orticoltura e gestione dei vivai, con l’obiettivo di migliorare la qualità della produzione e, di conseguenza, il reddito. Alla fine del percorso, ciascuna donna ha ricevuto sementi di alta qualità per avviare subito la coltivazione.
Un processo analogo ha coinvolto le coltivatrici di fagioli o di patate, che hanno ricevuto semi migliorati e hanno potuto contare su un lotto dimostrativo per testare tecniche e pratiche condivise.
Una parte importante del progetto ha riguardato inoltre la gestione sostenibile: è stata infatti organizzata regolarmente una formazione sulla produzione di biopesticidi a base di ingredienti locali, nell’ottica di ridurre l’uso di prodotti chimici e promuovere l’agricoltura ecologica.

Fase finale: coltiviamo l’aspetto imprenditoriale!
Nella fase finale, l’attenzione si è spostata sull’aspetto imprenditoriale.
Una rappresentante per ciascuno dei gruppi ha seguito, infatti, una formazione specifica sull’avvio e la gestione di piccole attività produttive. In particolare molte delle sessioni pratiche si sono concentrate sulla produzione di sottaceti tradizionali, formazione richiesta direttamente dalle partecipanti, con l’idea di sviluppare un prodotto trasformato da immettere sul mercato.
Ad ogni edizione sono stati anche distribuiti strumenti utili alla commercializzazione: materiali per il confezionamento, macchine per la sigillatura, bilance e silos per la conservazione.

L’importanza dei momenti di incontro e di sensibilizzazione
Per rafforzare le reti locali e migliorare l’accesso al mercato, sono stati inoltre ripetutamente promossi momento di incontro tra coltivatrici, commercianti e cooperative. L’obiettivo: favorire relazioni dirette, ridurre il peso degli intermediari e garantire un mercato stabile.
Accanto al lavoro sul reddito, il progetto ha promosso la consapevolezza sui diritti delle donne. Sono stati organizzati incontri informativi contro la violenza di genere e installati pannelli visibili nei villaggi con messaggi di sensibilizzazione.
Inoltre, è stata avviata una campagna comunitaria per denunciare le discriminazioni e diffondere informazioni utili, con una partecipazione attiva che ogni anno ha contato un numero maggiore di persone.

Un piccolo grande passo verso un futuro più equo
Al termine di questi 15 anni il progetto si è concluso con una valutazione esterna dettagliata, che ha evidenziato risultati importanti:
– aumento della sicurezza alimentare,
– crescita del reddito,
– maggiore resilienza economica e
– una comunità più consapevole dei propri diritti.
Un piccolo grande passo verso un futuro più equo, costruito con cura e partecipazione.
Nel prossimo articolo del blog racconteremo nel dettaglio i percorsi e la storia di 3 donne: un cambiamento condiviso che racconta quando la micro-impresa diventa libertà.
Continuate a seguirci 😉
